Lezioni di yoga per dodo

(Si consiglia di leggere con musica rilassante di sottofondo)

Lo yoga.

Questa meravigliosa disciplina che ti rimette in connessione con te e col mondo, riduce lo stress, aumenta la flessibilità, migliora la respirazione, fa bene al cuore, rafforza l’equilibrio e le funzioni cerebrali. In pratica, entri che sei Charles Manson ed esci che hai la calma del Dalai Lama, la flessibilità di Nadia Comaneci, il cervello di Einstein e il cuore di quello che saltava la staccionata in una celebre pubblicità.

Yoga, foto di qualcuno che sicuramente non sono io. (credits: Pixabay)

Per carità, sono sicura che fare yoga e meditare facciano un gran bene a corpo e spirito, ma per me che sono iperattiva e non riesco a stare più di due minuti ferma nello stesso posto, anche solo provare è una tortura. Senza contare la difficoltà aggiunta del pennuto ficcanaso, sempre presente a osservare il mondo con lo sguardo vispo di una nutria in coma; ti fa sentire sempre giudicato, sotto esame, anche se probabilmente è solo miope.

In un impeto di follia, ho deciso comunque di provare ‘sta storia dello yoga, perché fa bene e perché avevo finito le scuse per la mia prigrizia. Il dodo era nella cabina armadio, a tentare di infilare un laccio nei buchi della scarpa che gli ho regalato: è così negato, che il giochino può intrattenerlo per ore. Ne ho approfittato e ho messo il mio bel video su youtube, mi sono seduta sul tappetino e ho iniziato a seguire la voce della signorina.

Musica rilassante. Già iniziamo male: così mi viene sonno.

La signorina spiega come incrociare le gambe, invitando a mettere entrambe i piedi sulla gamba opposta. Mia cara, già è tanto se riesco a mettermi a gambe incrociate senza rompermi i legamenti, io non spingerei troppo. Ecco, mi sto distraendo di nuovo. Focalizziamo. Inspiraaaaaah, espiraaaaaaaah. Inspiraaaaaaah, espiraaaaaaah.

Chiudo gli occhi per un momento, per concentrarmi meglio su quello che sto facendo. Quando li riapro, accanto a me c’è il pennuto che osserva lo schermo: ti pareva che non dovesse ficcare il naso.

La signorina intanto inizia a mostrare gli Asana, che con fatica cerco di riprodurre. Mi tira tutto e non ho flessibilità. Io. Il pennuto no, lui è flessibile come un giunco, ed esegue le posizioni come se fosse la cosa più naturale del mondo. Convivo con Dalai Dodo e non lo sapevo.

“Piumoso, ma da quando capisci le altre persone tu?”

Mi guarda sprezzante, mentre passa dal Guerriero II al III con estrema eleganza. Io perdo l’equlibrio ogni tre secondi e, se non fosse per il divano vicino, avrei già sbattuto la faccia a terra più volte. Mi osserva, altezzoso e spazientito, e inizia a blaterare.

“Blblblblbl. Bl!”

“Coso, non ti capisco così, non parlo il dodese

Insiste, con una certa rabbia nella voce: “Blblblblbl!”

“Senti, già sono in una posizione precaria, in tentato equilibrio su un piede solo: tu non sai nemmeno volare, non puoi giudicarmi!”

Sbuffa, chiude gli occhi e realizza una perfetta posizione dell’albero. Sembra rilassato, respira a fondo. Poi riapre gli occhi e mi guarda, fisso: credo volesse mostrarmi come fare, perché poco dopo mi si avvicina e inizia a darmi dei colpi per mettermi in posizione. Quando finalmente ci sono, strizza gli occhi varie volte, per suggerirmi di chiuderli, e sbuffa finché non lo faccio.

Li chiudo. Sono stranamente in equilibrio, e credo che lui lo sia accanto a me, sento il calore. Per un secondo smetto di pensare, ed è allora che succede.

“Vedi, sciocca di un’umana? Se ti ci applichi, ce la puoi fare perfino tu!”

Perdo l’equilibrio e cado. Sono certa che non abbia parlato… quindi deve aver imparato a comunicare telepaticamente. O forse, ho imparato io. Lo guardo basita, mi guarda basito. Vorrei chiedergli mille cose, ma non so da dove iniziare. Mi limito a fissarlo, mentre lui fissa me. Come sempre, andiamo avanti per così tanto che quasi sento i rotoli di paglia e polvere passare. Poi, mentre sto per aprire bocca e fare domande, apre le ali e, zompettando per la stanza, va a beccare una pianta che già gli ho detto essere finta. Ogni volta che inizio a convincermi della sua intelligenza, fa qualcosa di profondamente stupido. Non ho capito se lo faccia di proposito o meno.

Nella mia cabina armadio vive un dodo potenzialmente telepatico, potenzialmente intelligente, potenzialmente simpatico e che fa yoga. Che belli i tempi in cui ci tenevo solo i maglioni.

Dodo Doubtfire

“LIPU, buongiorno, come posso aiutarla?”

“Ehm, sì salve. Volevo delle informazioni, posso parlare con lei?”

“Certo, mi dica pure!”

“Senta, io avrei trovato un dodo e vorrei capire come muovermi. Sa, non so esattamente cosa mangi o che abitudini abbia. Mi potrebbe mica dare una mano?”

“…”

“So che la richiesta le può sembrare bizzarra, ma ecco, insomma, voi siete la LIPU, se non sapete aiutarmi voi…”

“…”

“Vabbé, mi dico tututututu da sola e facciamo prima. Buona giornata!”

Depennati anche loro dalla lista, mi restano da chiamare solo il mago Othelma e Licia Colò e poi le avremo provate davvero tutte. Mi chiedo se io abbia Urano in quadratura, se sta a triangolo isoscele, o semplicemente faccio divertire tantissimo gli déi. A volte me li immagino lì, riuniti a casa di uno di loro come quando gioca la nazionale, che fanno il televoto per decidere la prossima sfida. Se no davvero non si spiega perché ci sia un volatile non volante nella mia cabina armadio.

Ah sì, dimenticavo: il dodo vive temporaneamente nella mia cabina armadio. Ce l’ho esiliato dopo essermelo ritrovato appollaiato sul letto, con estrema nonchalance, che pretendeva di dormire con me AD AGOSTO. “Pennuto, non ci pensare nemmeno. Fai più calore della coperta termica, non mi pare il caso. E poi con tutte queste piume, sai gli starnuti? Guarda, ti offro ospitalità qua, tra scarpe e vestiti. Gradisci?”. Mi ha guardato con quel cipiglio profondo di quando sta per fare qualcosa di estremamente idiota. Si è guardato intorno, sollevando delle sopracciglia che nemmeno pensavo avesse (sto imparando più io sugli uccelli che… vabbé, s’è capito), ha girato in tondo e poi ha ritenuto che le mie scarpe da ginnastica fossero il posto ideale per dormire. Boh, la puzza gli ricorderà dodolandia?

Ogni tanto di notte mi alzo, e controllo che sia ancora lì e che stia bene: dopotutto, potrebbe aver bisogno di me e non essere in grado di chiamarmi. E poi nella cabina armadio ho anche il ladro che dorme sul soffitto, meglio controllare.

Quando l’ho visto dormire, mi è venuto spontaneo un facepalm; non è il primo da quando è approdato qui, ormai mi do manate in faccia in continuazione. In pratica, si arrotola come un cane e poi nasconde la testa sotto un’ala come una gallina. Fin qui tutto normale: però poi di notte sogna, o si muove, o Dio solo lo sa che combina, e lo ritrovo disposto a quattro di bastoni, con le zampe in spaccata, mezza ala che gli copre la faccia girata di lato, il becco aperto e la lingua penzoloni. Che animale elegante. Solo me poteva scegliere (e sul perché proprio me, sto ancora dibattendo, sebbene l’ipotesi del televoto divino sembri essere la più sensata).

La mia routine del mattino è cambiata: ora mi sveglio, metto su la teiera, controllo se le piume sono al loro posto, e poi faccio tutto il resto. Credo mi stia studiando: ambiente nuovo, suoni e odori nuovi, ci sta che sia timido e diffidente. Ogni tanto appaiono lentamente un becco e un occhio sottile come una fessura. “I am watching you”. E lentamente scivola di nuovo nell’armadio.

Con l’arrivo dello struzzo portatile, per qualche giorno in casa mia è mancata la musica. Tanta era la concentrazione su di lui, che l’esigenza si è come assopita. Ma oggi è giorno di pulizie e, si sa, occorre Mrs. Doubtfire. Scopa alla mano, cassa bluetooth, cellulare, youtube su Dude (Looks Like a Lady) e si parte. Ho iniziato a spazzare in giro, con la scopa usata a mo’ di microfono che Steven Tyler lévate. Non si dica che si possono fare le pulizie in altro modo, non ci crederò mai.

Il piumato è uscito lentamente dalla “sua stanza” e credo mi abbia osservato da lontano per un po’, cercando di capire che stessi facendo con quell’arnese e tutto quel baccano. Poi mi si è affiancato, proprio mentre ero nel meglio dell’ultimo ritornello, e mi ha fissato. Mentre ci guardavamo – e io ancora canticchiavo – piano piano, ha iniziato a scuotere la coda, destra, sinistra, destra, sinistra, sempre più forte, mentre la testa sembrava portare il tempo. Che dovevo fare? Mi è partita la carica e ho cominciato a cantare a squarciagola e a ballare, col dodo che faceva il resto della coreografia.

Ci metterei la mano sul fuoco che eravamo bellissimi. Peccato che nessuno ci abbia visto. Meno male che nessuno ci ha visto.

P.S.: il dodo ha un ottimo gusto musicale, a quanto pare. Mi inizia a stare simpatico, questo coso piumoso. Penso che gli insegnerò il ballettino di Dirty Dancing, ma faccio io Patrick Swayze…