Questa storia inizia nel ‘500, quando i viaggi di esplorazione verso terre extraeuropee erano all’ordine del giorno, diffusi più dei funghi in autunno nelle valli bergamasche. Ben prima di fashion bloggers, dj, influencers e ph., il lavoro più alla moda era uno soltanto: l’esploratore.
“Ma quindi, tuo figlio, cusa l’é che fa?” “Be’, fa l’esploratore. In pratica, sai, viaggia molto, scopre nuovi territori, colonizza nuove popolazioni, scrive diari… vede cose, conosce gente. Un bel mestiere insomma, siamo fieri di lui!” “Ah. Quindi l’è disoccupato, eh?” “Eh. Andiamo a farci una bevuta, va'”.
In tantissimi partivano dall’Europa, carichi di speranze e progetti di grandezza, che si sarebbero tradotti in malattie, febbri, accoltellamenti, ammutinamenti e, di tanto in tanto, morte violenta.
Fu proprio durante questi viaggi esplorativi che, in quel delle Mauritius, dei viaggiatori incontrarono una creatura nota come dodo: un volatile non volante (come si può dire in questi casi? Camminante? Andante?), di circa 23 kg di peso, con un folto piumaggio, becco ricurvo e sguardo diversamente intelligente. Un incrocio tra un tacchino, un tucano e uno scaldabagno, insomma.
Gli esploratori non lo sapevano ancora, ma avevano incrociato il cammino di una creatura mitologica dagli immensi poteri, poteri così misteriosi che… non si capì mai cosa sapesse realmente fare. A causa delle sue scarse doti di adattamento e del contatto con gli umani, nel 1681 il dodo si estinse: così finiva la sua grandiosa avventura, prima ancora che potesse iniziare.
Almeno, questo era quello che credevo anch’io finché non me lo sono ritrovato davanti, in piume e ossa. Stavo uscendo per buttare la spazzatura quando, trecentotrent’otto anni dopo, un dodo è apparso alla mia porta in tutto il suo splendore: piume al vento, fisico grassoccio, becco ricurvo e sguardo di una triglia appena pescata. Chi avrebbe saputo resistere a tanta tenerezza?
E così, è da qualche giorno che l’ho adottato – o lui ha adottato me, stiamo ancora decidendo. Sicuramente pian piano verranno fuori i suoi poteri, le sue abilità, ma al momento ammetto di sapere molto poco di lui: non so neppure esattamente cosa dargli da mangiare. So che quando beve mi allaga la casa, che quando gli parlo inclina la testa e mi osserva basito, e che se non lo metto nella giusta direzione continua a camminare contro i muri, come in SuperMario Bros.
A pensarci bene, forse avrei dovuto lasciarlo sul pianerottolo…